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La Storia di Stefano

19 anni, studente di medicina

L’università obbliga a fare i conti con sé stessi, con le proprie capacità e le proprie ambizioni. A volte, anche se si ama quello che si studia, può capitare di non sentirsi all’altezza e il confronto con un esame difficile può scoraggiare e far apparire il percorso di studi più difficile di quello che realmente è.

L’università obbliga a fare i conti con sé stessi, con le proprie capacità e le proprie ambizioni. A volte, anche se si ama quello che si studia, può capitare di non sentirsi all’altezza e il confronto con un esame difficile può scoraggiare e far apparire il percorso di studi più difficile di quello che realmente è.

Ero arrivato a bere anche dieci caffè al giorno pur di cercare di allontanare la stanchezza. Non mi passava mai, non riuscivo a concentrarmi su niente. Anche quando ero al liceo vivevo male i periodi di interrogazione, ma la prima sessione d’esame all’università per me è stata davvero difficile. La notte non chiudevo occhio, pensavo alle domande, solo che poi non mi ricordavo le risposte e chi dormiva più? E ovviamente la mattina avevo sonno, provavo a studiare, ma non mi restava in testa nulla. Stavo sui libri fino a tardi, ma era come se la mia mente fosse da tutt’altra parte. Poi andavo a letto e ricominciavo da capo: i dubbi, le risposte che non venivano, il sonno che mi abbandonava, la stanchezza la mattina…

Nelle tre settimane precedenti non ho fatto
altro che studiare tutto il giorno. O stavo a casa
o andavo in biblioteca. A parte altri studenti del
corso, la persona che vedevo di più era la mia
coinquilina. Poverina, ogni tanto provava
a scambiare due parole, ma io ero intrattabile.
Devo aver fatto passare un periodaccio anche
a lei. Il punto era che se non avessi passato
quegli esami, non avrei potuto accedere a quelli
seguenti. In sostanza avrei dovuto mettere
in pausa tutta la carriera universitaria, prima
ancora di cominciarla.

Le aule sono piene di leggende metropolitane di studenti che ritardano la laurea perché non riescono a passare i primi esami. Ma per me, metterci più tempo del previsto non era un’opzione percorribile, con tutti i sacrifici che i miei genitori stavano facendo per mantenermi fuori sede… Scegliere di andare a studiare lontano da casa per me era stato un passaggio importante, era tutto nuovo, significava diventare grande davvero. Sapevo di essere un peso economicamente e soprattutto sentivo di aver fatto crescere delle aspettative che non ero sicuro di riuscire a soddisfare. Mia madre non faceva altro che dire a tutte le sue amiche: “Mio figlio farà il medico”. Più pensavo a queste cose più gli esami mi sembravano difficili da superare. Ho chiesto al farmacista dei consigli per gestire l’ansia e, seguendo i suoi suggerimenti, ho cominciato presto a stare meglio. Riuscivo finalmente a riposare, quindi poi di giorno non ero più così stanco e potevo concentrarmi e studiare bene come volevo. Alla fine, ho preparato tutti gli esami e li ho passati al primo colpo.

Ero arrivato a bere anche dieci caffè al giorno pur di cercare di allontanare la stanchezza. Non mi passava mai, non riuscivo a concentrarmi su niente. Anche quando ero al liceo vivevo male i periodi di interrogazione, ma la prima sessione d’esame all’università per me è stata davvero difficile. La notte non chiudevo occhio, pensavo alle domande, solo che poi non mi ricordavo le risposte e chi dormiva più? E ovviamente la mattina avevo sonno, provavo a studiare, ma non mi restava in testa nulla. Stavo sui libri fino a tardi, ma era come se la mia mente fosse da tutt’altra parte. Poi andavo a letto e ricominciavo da capo: i dubbi, le risposte che non venivano, il sonno che mi abbandonava, a stanchezza la mattina…

Nelle tre settimane precedenti non ho fatto
altro che studiare tutto il giorno. O stavo a casa
o andavo in biblioteca. A parte altri studenti del
corso, la persona che vedevo di più era la mia
coinquilina. Poverina, ogni tanto provava
a scambiare due parole, ma io ero intrattabile.
Devo aver fatto passare un periodaccio anche
a lei. Il punto era che se non avessi passato
quegli esami, non avrei potuto accedere a quelli
seguenti. In sostanza avrei dovuto mettere
in pausa tutta la carriera universitaria, prima
ancora di cominciarla.

Le aule sono piene di leggende metropolitane di studenti che ritardano la laurea perché non riescono a passare i primi esami. Ma per me, metterci più tempo del previsto non era un’opzione percorribile, con tutti i sacrifici che i miei genitori stavano facendo per mantenermi fuori sede… Scegliere di andare a studiare lontano da casa per me era stato un passaggio importante, era tutto nuovo, significava diventare grande davvero. Sapevo di essere un peso economicamente e soprattutto sentivo di aver fatto crescere delle aspettative che non ero sicuro di riuscire a soddisfare. Mia madre non faceva altro che dire a tutte le sue amiche: “Mio figlio farà il medico”. Più pensavo a queste cose più gli esami mi sembravano difficili da superare. Ho chiesto al farmacista dei consigli per gestire l’ansia e, seguendo i suoi suggerimenti, ho cominciato presto a stare meglio. Riuscivo finalmente a riposare, quindi poi di giorno non ero più così stanco e potevo concentrarmi e studiare bene come volevo. Alla fine, ho preparato tutti gli esami e li ho passati al primo colpo.

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